Umberto Bindi (Bogliasco 1932 - Roma 2002)

Hanno sempre detto che fin da ragazzo avevo un'aria triste per via della mia musica, delle mie canzoni nelle quali parlavo d'amore, di solitudine, di ricordi e del mare che tante volte ho visto frangersi con fragore contro gli scogli a Bogliasco dove sono nato.
Ma c'é sempre stata felicità nello scriverle, nel riascoltarle, nel cantarle e lo sa bene il mio amico Giorgio* con il quale ho percorso un lungo cammino.
La sua poesia e la mia voce hanno parlato al cuore del pubblico che prima mi ha amato, poi giudicato fino a dimenticarmi.
Suonavo il pianoforte, sono in molti a riconoscere il mio talento, del resto gli studi mi impegnarono a lungo e la musica divenne canzone: Il nostro concerto, Vento di mare, Arrivederci, Riviera, Non mi dire chi sei, E’ vero ed altre ancora.


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E poi l'esibizione a quel Sanremo, lo stesso palco per un altro triste destino, e le chiacchiere di chi invece che della mia melodia scrisse di un anello troppo vistoso, a suggello di un amore diverso che scandalizzò i benpensanti di allora e da quel momento la mia presenza divennne imbarazzante.
E quanta amarezza per quei pettegolezzi, così lontani dal mio carattere schivo, riservato, forse troppo “perbene”.
Il clamore non faceva per me, né trovarmi di fronte ai sorrisi abbozzati, all’ignoranza, perciò ho smesso di esibirmi in pubblico per molto tempo e ho continuato a scrivere senza sosta la mia musica che ha accompagnato numerosi artisti ai quali ho preferito lasciare le luci del palcoscenico.
Ho avuto accanto amici veri come Giorgio*, Gino* e più di recente Renato*, Vittorio* e Massimo, il mio compagno, ma la vita per me é sempre stata come il mare in burrasca.


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Vi saluto con un semplice “arrivederci”, con una “stretta di mano da buoni amici sinceri”, con la certezza che saprete ascoltare la mia musica che grazie a voi non sarà mai finita.



Testo di Laura Monferdini


* ndr. Giorgio Calabrese - Gino Paoli - Renato Zero - Vitrtorio De Scalzi